Avvicinare le farfalle o farsi avvicinare. Sono due modalità ovviamente opposte per tentare un contatto visivo e talvolta anche tattile con questi insetti in genere piuttosto restii ad incontri troppo ravvicinati. Cominciamo con il primo. Per avvicinare un qualsiasi animale “selvatico” vale la regola generale di procedere con molta lentezza e comunque arrivare ad introdursi nel campo visivo in modo tale da diventare un elemento naturale trasformandosi in una parte integrante del paesaggio che non desti più sospetti di sorta. Molte farfalle presentano comportamenti territoriali e in virtù di questo principio, anche se disturbate, tornano spesso nello stesso punto in cui si trovavano o comunque in posizioni analoghe nelle immediate vicinanze. Questo permette, una volta entrati nel loro territorio, di trovare una postazione agevole per l’osservazione o la ripresa fotografica/video, in attesa del loro ritorno. Di solito, le farfalle che “sorvegliano” un determinato territorio, specie i ninfalidi, ma anche un papilionide come il Podalirio, cercano un elemento del paesaggio che si trovi in posizione elevata, privilegiata, o su una chiazza di sole tra le ombre proiettate dagli alberi (Pararge aegeria). In questo caso potrete facilmente trovarle con le ali aperte, ben distese, soprattutto al mattino o nel tardo pomeriggio quando ricercano con cura i raggi del sole per potersi scaldare e mantenere così la temperatura corporea necessaria al volo. Infatti se ci fate caso nelle giornate nuvolose le farfalle non volano restando al riparo dove hanno trovato rifugio per la notte. Così è possibile approfittarne e per le specie (licenidi e pieridi) che scelgono come luogo di riposo notturno prati ed incolti, basterà avanzare lentamente cercando sugli steli d’erba o delle graminacee, più raramente sui fiori, per poterle trovare. Ovviamente la posizione sarà quella di riposo con le ali richiuse sul dorso e cioè nella posizione maggiormente mimetica. Anche in una giornata soleggiata, un improvviso annuvolamento genera questo comportamento e rende quindi le farfalle meno irrequiete. Quando ci avviciniamo oltre ad una certa distanza la farfalla chiude le ali, orientandosi generalmente in posizione tale da rimanere in linea con l’osservatore (o possibile predatore) presentando così la minima superficie visibile. Con alcune specie ed in certe ore del giorno è possibile, avvicinandosi molto lentamente, arrivare a prenderle fra due dita (il pollice e l’indice) meglio sulla nervatura anteriore. Mi è capitato, durante un’attività didattica, dopo aver prelevato delicatamente da un fiore una Cedronella(Gonepteryx rhamni) e dopo averla e posata in mano ad un bambino, di assistere ad un comportamento abbastanza comune in natura detto tanatosi. Cioè la farfalla è rimasta appoggiata alla mano, con le ali chiuse, parallele al palmo, immobile, fingendosi morta. Solo dopo un paio di minuti, con un movimento verso ha ripreso il suo volo.
Normalmente però, ci troviamo a che fare con l’attività di bottinatura, quindi a seconda dell’ora del giorno e di altri eventi meteorologici o della vita dell’insetto, assisteremo ad un più o meno frenetico passare da un fiore all’altro alla ricerca del nettare. Ogni specie ha delle preferenze in fatto di nettare e quindi di fiori e ciò lo si evince principalmente dall’osservazione. A volte, piuttosto che inseguire la farfalla da un fiore all’altro, conviene sceglierne uno del tipo preferito, e aspettare che si posi, preparandosi già per lo scatto, se si intende fotografare. Una situazione particolarmente interessante si ha in presenza di una femmina intenta a deporre. Le specie che depongono sulle essenze erbacee sono ovviamente più facili da osservare. Il volo presenta un’andatura tipica: appare incerto senza una meta precisa, sempre decisamente basso in modo da riconoscere le essenze predilette, a volta una sola, quindi appena trovata, la farfalla spesso continuando a sbattere le ali per cercare il punto migliore, si ferma per pochi secondi necessari a fissare l’uovo sul supporto. Alcune farfalle, i cui bruchi sono polifagi, cioè si nutrono di parecchie essenze erbacee, lasciano cadere le uova direttamente sul terreno, talvolta addirittura in volo (Melanargia galathea).
Per quanto riguarda la seconda modalità, cioè farsi avvicinare dalle farfalle, ci sono tre possibili situazioni che andremo a valutare. La prima riguarda l’utilizzo di colori da indossare. Parliamo principalmente di magliette a tinta unita. I colori più interessanti sono il bianco e i colori tenui dall’azzurro al viola chiaro. Rosso e verde non sono generalmente apprezzati. Anche il giallo, sempre in tonalità non troppo cariche può andar bene. Le farfalle che potrebbero posarsi, rimanendo ovviamente immobili dove stanno svolazzando, sono principalmente ninfalidi (genere Vanessa), qualche pieride, licenide e papilionide. In ambienti di sottobosco o di prato possono posarsi anche geometridi e nottuidi. Un secondo caso riguarda invece la predilezione, leggi necessità, di alcune farfalle di assumere sali minerali o altri tipi di essudati. In natura questo avviene suggendo umori dalla linfa di alcuni alberi, dalla pelle degli animali (uomo compreso), da indumenti e oggetti che contengono tali sostanze, dalle deiezioni animali. Ninfalidi e licenidi paiono essere, almeno per la mia esperienza, i più ghiotti di queste sostanze, per cui è facile, trovandosi in un ambiente dove sono presenti specie appartenenti a queste famiglie, diventare un’esca da cui a volte è possibile osservare o fotografare queste farfalle con la spiritromba spianata, intente ad aspirare i preziosi sali minerali. Altre volte quando si posano in punti da noi non visibili è utile avere qualcuno insieme a noi che ci potrà fotografare, magari in qualche posizione comica con la farfalla sulla testa o sul naso come mi è capitato un po’ di tempo fa in montagna con una Colias phicomone. Infatti ambienti aridi o estremi possono spingere anche altre specie alla ricerca di sostanze nutritive. L’ultimo caso riguarda invece la caratteristica di cui abbiamo accennato più sopra circa la territorialità di alcune specie di farfalle. Anche in questo caso, sono soprattutto i ninfalidi i soggetti più interessanti. In particolare mi è capitato diverse volte di fungere da elemento scelto dalla farfalla (genere Vanessa) come posatoio per prendere il sole del tardo pomeriggio (per queste farfalle, tutte svernanti, può capitare anche in autunno inoltrato) o comunque come presa di possesso di un intruso che entra nel suo territorio… Ovviamente occorre rimanere perfettamente immobili. In almeno due casi una Vanessa atalanta dopo aver girato più volte intorno a me si è posata sulla mano che tendevo bene in alto e distante da corpo.
GFC